A PROPOSITO DEL CORANO NELLE SCUOLE……

 

Dai recenti avvenimenti si evidenzia, in tutta la sua  drammaticità, come le esigenze spirituali dei cattolici siano obbligate, troppo spesso, a confrontarsi con la storia e come debbano piegarsi alle imposizioni ed alle pressioni di carattere pragmatico.

Sembra che sia divenuto impossibile concepire  un rapporto con l’Assoluto scisso dalle questioni civili e che non ci si riesca a conformare ai sacri princìpi della tradizione, avviliti dalle ingombranti ideologie materialiste.

Tanto, perché il moderno concetto di trascendenza vuole esulare dalle “costrizioni dogmatiche” al fine di favorire l’apertura al mondo e poter, così, consentire una spregiudicata partecipazione alla vita del tempo.

Si è diffusa, infatti, una sorta di repulsione verso la fede dei Padri, ritenuta presa di posizione dispotica e oscurantista.

Si tratta di una vasta corrente di pensiero anticristico, anche se in alcuni tratti esso contiene apparenti punti d’incontro con il Cattolicesimo, di cui rifiuta dettati e sistemi.

Una volta considerato obsoleto e, quindi, improponibile il Vangelo quale Verità oggettiva, cade il senso dell’universalità della Rivelazione Divina, vista anzi in contrapposizione all’umanitarismo tanto in voga.

E’ da questo laicismo arrogante che scaturisce la valorizzazione enfatica delle altrui esperienze e culture , con la quale si presume anche di restituire a ciascuno la personale libertà di valutazione.

Affrancare l’uomo da Cristo comporta la revisione  delle certezze, sulle quali da duemila anni si basa  il cammino del cattolico, vieppiù fagocitato da ipotesi e congetture in conflitto con i fondamenti del suo credo.

Contro l’esclusività del Verbo, è rivendicato, oggi, il diritto alle esperienze soggettive di cui sono rivalutate le componenti terrene che ne costituiscono il contenuto.

Perso il senso del peccato, infatti, ci si adopera esclusivamente per migliorare le condizioni materiali di vita nella convinzione che solo dal benessere possano nascere dignità e rispetto.

Il tentativo di abbracciare il secolarismo in ogni suo aspetto, servendosi della psicologia, dell’economia, delle guerre e della stessa religione, ha distrutto, però, il predominio del dogma nella coscienza comune e lo ha sostituito con l’esigenza parossistica di accomodamenti etici e dottrinali, in funzione del dialogo e della pace sociale.

Da ciò nemmeno i Pastori di Santa Romana Chiesa sono stati risparmiati; anche loro, infatti, in una specie di mercato comune di credenze e teorie, cercano una collaborazione che dovrebbe tendere ad un unico fine: Dio.

L’apertura a tutto e a tutti è divenuta, altresì, sinonimo di concezioni più ampie, più ricche delle altrui culture che consentono di stare al passo con il progresso.

Religione, filosofia, politica, scienza ed economia sono integralmente protese verso l’uno globale che rompa i legami con le Leggi divine e sovverta completamente il Cattolicesimo, considerato il nemico per antonomasia.

Il problema fondamentale per molti è pertanto quello di costruire una nuova fede, adatta a tutti i popoli, che non distingua più il vero dal falso e che possa collegarsi facilmente ai differenti modi di pensare  e di essere.

La risoluzione dovrebbe consistere in una religione globale, di ampio respiro, rispettosa delle molteplici specificità, che frazioni la Verità Assoluta in tante verità di gradimento e, perciò, in grado di adattarsi all’eterogeneità di usi e comportamenti.

I teologi, i sociologi, i politici e gli economisti contemporanei proprio per questo insistono sul dialogo e sull’interazione armonica delle varie etnìe, attivandosi in un libero scambio il cui solo effetto dovrebbe essere la scristianizzazione.

Ciò, nel prossimo futuro, potrebbe comportare persino la morte del Cattolicesimo, costretto a cedere il passo all’umanesimo profano.

E’,  dunque, in tale prospettiva che s’inquadrano confronto, dialogo e reciprocità con gli avversari di Cristo e della Sua Chiesa; ma Cristo condivide confronti, dialoghi e reciprocità, se a scapito della vera evangelizzazione?

La diversa ottica sulle problematiche interreligiose sta rendendo Roma prigioniera di se stessa, mentre non lascia intravedere sbocchi al contraddittorio tra la vera, sola religione e le altre confessioni.  L’ambiguità del dialogo, infatti, nella sua radicalità, dà l’idea di appoggiare sia la rivendicazione della non integrale e autentica derivazione divina del Cattolicesimo sia l’intento di conferirgli essenzialmente una valenza collettivistica.

Le posizioni dottrinali sfumate infiacchiscono la Chiesa, impegnata prioritariamente nella ricerca di una mediazione tra il suo mandato e il mondo che lo rifiuta.

Sono probabilmente queste le ragioni che spingono un’Autorità Vaticana, qual è il Card. Martino, ad esprimersi favorevolmente sull’ingresso trionfale del Corano nella scuola pubblica, dove peraltro il Crocifisso e il Bambinello sono di disturbo proprio a quei musulmani dei quali si chiede di rispettare la sensibilità.

E’ comodo parlare di libertà religiosa nel nostro Paese; ma sarebbe altrettanto facile predicare dialogo e reciprocità nei paesi arabi, esibendo Crocefisso e Vangelo?

Perché il Card. Martino, anziché appoggiare le pretese degli avversari di Cristo, non si attiva nei territori islamici in cui troppi cristiani muoiono martiri, proprio per mano di coloro che dall’occidente esigono accoglienza e considerazione?

Il Card. Martino ha riflettuto sufficientemente sul fatto che, ponendo l’insegnamento del Corano alla pari di quello della Religione Cattolica, nei nostri figli possa formarsi una coscienza indifferente nei confronti della fede cattolica? Qual è l’urgenza del Corano nelle scuole? Non può essere insegnato nelle moschee dagli Imam?

Dopo gli Imam sugli altari, le ammucchiate multireligiose  e Budda sul tabernacolo, certe iniziative sembrano il coronamento dell’apostasia!

“E’ opportuno che gli scandali avvengano………………………..”.

 

 

Boiano, 16 marzo 2006

                                                                                     Pia MANCINI